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10 curiosità sul montaggio di “The Revenant”

‘The Revenant’ è sicuramente considerato uno dei film dell’anno, candidato a numerosi premi Oscar,  e solitamente lodato per aspetti “tecnici” come la strepitosa fotografia di Lubetzki, la solita pomposa regia di Inarritu e altri aspetti, più “espressivi” come l’intensa e straboccante interpretazione di Leonardo Di Caprio nei panni del ‘redivivo’ Hugh Glass.

Il montaggio di “The Revenant”

In questa sede vogliamo però parlare del montaggio del film, realizzato da Stephen Mirrione, premio Oscar al montaggio nel 2000 per “Traffic” e nominato per “Babel” nel 2006.

Questo è il suo quinto film per Inarritu (’21 grammi’, ‘Babel’, ‘Biutiful’, ‘Birdman’ e ‘The Revenant’) e rappresenta la sua terza nomination agli Oscar. Per parlare dell’eccezionale lavoro svolto per l’ultima fatica cinematografica, seguendo una sua lunga intervista per la testata StudioDaily, abbiamo voluto estrapolare 10 curiosità fondamentali dal suo strepitoso montaggio su The Revenant.

10 curiosità sul montaggio di “The Revenant”

1- Stare sul set

Mirrione racconta di come sia dovuto essere vicino al set e alla sua produzione, nonostante la durezza e le condizioni sfavorevoli del set (Calgary, in Canada con clima altamente sotto lo zero). Infatti, a seconda delle necessità, il montatore si recava spesso sul set per incontrarsi con il regista e discutere le scene che venivano provate la mattina per essere girate il pomeriggio. Infatti, solitamente il montatore si è sempre relazionato con il suo lavoro attraverso le immagini sullo schermo, a fine giornata, ma in questo film è andata diversamente. “Il montatore deve assumere il ruolo del pubblico, facendo in modo che essi possano vedere e gustare il film in modo da fargli vedere ciò che è sullo schermo. Si tratta di flessibilità e di essere il più elastici possibili, sperimentando e provando in un dato giorno per stabilire tutto quello di cui ha bisogno la scena del film”

2 – Eseguire il montaggio delle prove

Il montatore racconta che una cosa che avevano imparato da ‘Birdman’ è stata quella di fare un rapido montaggio delle prove. Su ‘The Revenant’ quindi il montatore riceveva i file a bassa risoluzione e con Avid cominciava già a montare le prove, in modo che ad ora di pranzo il regista avrebbe potuto già avere le informazioni per eventualmente eseguire tutte le piccole modifiche per la scena da girare.

3 – Creare l’ambiente giusto per il montaggio

Mirrione spiega che si è trovato numerose volte a montare i giornalieri in una roulotte con un computer portatile. Ma di preferire di gran lunga lo studio di montaggio a Calgary, dove “so di non avere distrazioni per quattro-cinque ore. Sul set, il lavoro consiste in fare le cose in una maniera molto più tecnica e fredda”.

4 – La sequenza più complicata

Una delle scene più complesse da affrontare al montaggio è stata quella di mezzo in cui Di Caprio è da solo e Fritzgerald e Bridger anche, e la struttura di quella sezione di film, ha portato a gestire diverse decisioni per capire qual era il giusto ordine da seguire. Nella sceneggiatura infatti, l’andirivieni era molto più frequente, ma cominciava a “sembrare troppo episodico, e si cominciava a perdere la connessione fra le due parti. Spostando avanti alcune scene, come per magia tutto ha funzionato. C’è voluto un po’, perché all’inizio non era chiaro, e c’erano innumerevoli combinazioni”.

5 – Organizzazione delle scene al montaggio

“C’erano due tipi di scene. C’erano scene per le quali era necessario che io guardassi continuamente al video monitor, prima di registrarle come ‘quotidiani’, e in quei giorni lavoravo molto rapidamente a tutto il materiale, partire da zero sulla clip selezionata e cercare di capire “Questa clip funziona bene con quest’altra? Ci sono problemi con questa scena?” In sostanza si cerca di capire se una scena funziona bene o no. E solitamente, si lavora così con i piani sequenza.

E poi ci sono le scene con una lavorazione più tradizionale. Con scene del genere, invece di lavorarle nello stesso giorno in cui stavano girando, le avrei lavorate il giorno dopo, guardando quei quotidiani, e il modo in cui la mia squadra avrebbe organizzato tutto ciò che serve alla scena in un contenitore (il bin di Avid, nda) con le note di sceneggiatura sulle quali fare affidamento per quel bin.”

6 – Sul color grading

“Le riprese quotidiane mi arrivavano con un colore di base e delle indicazioni con la supervisione di Chivo (Lubetzki, nda) e Inarritu, mentre le giravano. Durante il mio lavoro, se Alejandro voleva fare una piccola modifica ed io ero in grado di farla con Avid, la realizzavo, piuttosto che spedire le clip altrove per riaverle con la modifica. Il mix audio ha iniziato a lavorare presto, anche il VFX, e abbiamo iniziato il color timing a Giugno, quando Chivo e il colorist stavano lavorando su una versione ancora molto grezza del film.”

7 – Sul VFX

Mirrione e il team del VFX hanno sviluppato anche una mossa efficace per ridurre i tempi di lavorazione sugli effetti speciali. Per fare un esempio, su una clip di un minuto circa, di circa 1400 fotogrammi, se volevano fare una correzione solo al centro, lavoravano solo i rimanenti 700 fotogrammi rispetto a tutta la cip, con una mossa che potevano usare solo in Technicolor, e poi fondere tutta la clip nel processo di digitalizzazione. Il trucco era quello poi far combaciare perfettamente la clip modificata con le riprese giornaliere, in modo da evitare l’effetto blur che solitamente si nota quando si fondono i fotogrammi insieme.

8 – Stabilizzazione immagini

Il team di ‘The Revenant’ ha sviluppato anche un nuovo tipo di pipeline per le stabilizzazioni, facendo in modo che si lavorasse indipendentemente dalle modifiche di VFX, per poi applicare tutti i dati di stabilizzazione dopo aver lavorato sulla clip stessa. Ciò ha fatto risparmiare molto tempo e ha contribuito ad evitare l’effetto “collo di bottiglia” alla consegna del VFX finale.

9 –  Scene tagliate

Nel film ci sono circa 45 minuti di scene tagliate. Mirrione spiega che “hanno a che fare con questo interminabile viaggio che i cacciatori devono fare per tornare indietro. C’erano troppe storie, e abbiamo dovuto trovare una sorta di equilibrio. La cosa interessante di questo lavoro, rispetto agli altri film che ho realizzato, è che a causa della natura dei lunghi piani sequenza, ogni volta che innestavo un cambiamento al ritmo, si creava un effetto sul film solo un’ora dopo”

10 – Sulla musica

Mirrione racconta del lavoro sulla musica del film: ”Sakamoto è entrato nel progetto e ha risposto immediatamente. Sapevamo che avremmo ottenuto esattamente quello che stavamo cercando, lui ha tirato fuori il suo computer portatile e ha cominciato a tirare fuori questi brani dalla library: circa 40.000 tracce, e mi diede probabilmente più di 20 ore di musica che iniziai ad ascoltare, e che poi si trasformarono in una conversazione con lui.

Aveva cominciato a scrivere musica e inviarci pezzi, e noi rispondevamo cambiando il ritmo originale. È stato bello perché lui ha una buona relazione con Alva Noto, che è un compositore sperimentale più elettronico. Hanno anche fatto alcuni album insieme. Abbiamo voluto dare alla musica un aspetto più moderno, così Alva entrò nel progetto e lavorò con noi e Ryuichi, per registrare sopra o prendere pezzi che Ryuichi aveva registrato e modificarli in elettronica, poi anche Bryce Dresser entrò nel progetto .. . c’è stato un momento in cui tutti si sono riuniti, e iniziò il mix di tutto il loro lavoro insieme. Questa è stata davvero una grande collaborazione, ed è stata davvero difficile, perché doveva essere molto misurata e molto disciplinata, perché volevamo che la musica informasse emotivamente, non diventasse “musica da film”.

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Qui l’intervista originale

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