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Com’è fatto il montaggio dei film di Tarantino

I montatori sono gli eroi silenziosi dei film e quasi tutti loro adorano quel ruolo misterioso e defilato. Hanno infatti il privilegio (o il problema, alle volte) di stringere un rapporto privato con i registi, creato in ambienti ristretti e con poca luce: le sale di montaggio.

Un montatore al quale piaceva lavorare a stretto contatto con lo stesso regista, è stata la compianta Sally Menke, storica montatrice di tutti i film di Quentin Tarantino, deceduta ormai nel 2010. Sin dal primo film, ha curato ogni singolo progetto che l’ipercinetico regista statunitense ha realizzato.

Parlando del suo lavoro in diverse interviste, la montatrice rivelava che il montaggio dei film di Tarantino non avveniva nelle sale di montaggio degli studios. Il regista infatti insisteva nel noleggiare piccole case private a Los Angeles e riadattarle a studi di montaggio, per tutta la durata della lavorazione.

Questo modo di avvicendarsi al progetto, ha fatto in modo di stabilire un rapporto molto più civile e umano fra i due, e ha permesso alla Menke di continuare a lavorare serenamente durante le sue gravidanze.

Sì, i figli della montatrice erano nel grembo durante il montaggio dei film di Tarantino!

I due si conobbero durante la ricerca del regista di un montatore per “Le Iene”, e ovviamente quando la Menke lesse il copione rimase elettrizzata, tanto più che il tono del film di Tarantino era ispirato ai lavori di Scorsese, che a sua volta monta i suoi film assieme ad una montatrice femminile come Thelma Schoonmaker.

Menke ha sempre sostenuto che Tarantino era rimasta la stessa persona di quando lo conobbe la prima volta: enciclopedico, appassionato, elettrizzante. Una figura davvero creativa. Infatti, il montaggio è tutta un’intuizione del tono della scena, e devi essere ben disposto a confrontarti con la visione del regista.

Si tratta di una relazione molto particolare, intensa e fragile, che non bisogna logorare se si vuole portare a termine il film, e risolvere i problemi della lavorazione. Fra di loro si costruì molta fiducia, e negli ultimi film non ci fu praticamente interferenza.

Il montaggio dei Film di Tarantino

Il montaggio con Tarantino è un mix-and-match, è giustapposizione e remix. I due studiavano e rivedevano altri film e altre scene, ma solo per ottenere la giusta atmosfera di cui avevano bisogno per le loro, come in Kill Bill vol 1, quando Uma Thurman si trova davanti le “5.6.7.8’s” e per i primi piani si ispirarono ai film di Sergio Leone, per vedere come tagliare quella scena. Lo stile infatti è quello di imitazione, non un omaggio, ma si tratta di ricontestualizzare il linguaggio cinematografico, per renderlo nuovo e fresco all’interno del nuovo genere.

L’approccio è però didascalico, dettagliatissimo. Non esiste una politica del lassez-faire nell’approccio “tarantiniano”. La montatrice ormai conosceva la visione del regista, e la seguiva fino in fondo. Lavorare con Avid Media Composer, aiutava e facilitava il suo lavoro. Con la sua sicurezza e le opzioni avanzate, non a caso è il programma di montaggio non lineare più utilizzato dai montatori di Hollywood, e non solo.

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La musica poi, è una delle ossessioni del regista, e la montatrice sapeva di aver eseguito il montaggio di grandi scene musicali. Sul set, Tarantino è molto preciso, e trasmette musica tutto il giorno per coinvolgere tutto il set nel mood dei suoi film. La musica diventa il ritmo della sua regia.

In fase di montaggio poi, la Menke non tagliava a ritmo di musica, ma eseguiva il lavoro su un tono più emotivo e drammatico. Successivamente, assieme al regista, stendevano la musica sotto le immagini e procedevano al montaggio a ritmo.

Ad esempio, la scena con Uma Thurman e John Travolta che ballano al Jack Rabbit Slim è ritenuta insolita, poiché durante le riprese era stata riprodotta la canzone reale di Chuck Berry. In questo modo, fu facile tagliare la scena, e ovviamente molto stimolante.

I due discussero solamente su come utilizzare le varie inquadrature, dai campi lunghi, ai medi e ai primi piani, quando sottolineare le mani, ecc. Solitamente, il lavoro del montaggio è molto scrupoloso, ma in quel caso fu solo energia stimolante, poiché la scena in sé aveva una dinamica tutta propria e una magia naturale. Insomma, era Travolta che ballava, mica pizza e fichi!

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Guardando Scorsese e il lavoro di Schoonmaker, la montatrice imparò a far collassare il tempo, per spingere i personaggi attraverso una scena. Questo è un trucco di montaggio per dare l’illusione che è tutto vero. Questa tecnica ha reso Tarantino famoso: in questo modo il regista riesce a rendere l’atmosfera mondana molto piccante, tesa. È l’illusione che il tempo si stia stringendo attorno ai personaggi, e intorno a noi di conseguenza.

Diviene tutta una questione di tensione, in modo da seguire l’arco emotivo di un personaggio attraverso una scena, come nella scena di apertura di “Inglorious Basterds. Bastardi senza gloria”, semplicemente versando un bicchiere di latte o riempiendo le pipe.

Quella scena, ripeteva spesso la Menke, fu la cosa migliore che abbiano mai realizzato!

Qui sotto, dopo il link, una dimostrazione del potentissimo visual di Tarantino.

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