Eseguire il montaggio di un film in un’atmosfera rilassata è il sogno di tutti i montatori professionisti, e anche di quelli alle prime armi. Vedendo i film del geniale regista Wes Anderson, sembra proprio che l’aria naif che si respira nelle sue storie venga trasmessa proprio dall’atmosfera dei suoi set.
E non sono io ad inventarmi questa cosa, ma ho potuto leggerlo dalle parole nelle interviste on line ad Andrew Weisblum, montatore per Wes Anderson, sull’aria rilassata che si viveva sul set di Moonrise Kingdom.
Come eseguire il montaggio razionale di un film
Il film del 2012 narra la storia di Sam, giovane scout che fugge dal campo estivo per andare ad un appuntamento di fuga con Suzy, facendo così nascere tutti i problemi della comunità della piccola Isola immaginaria di New Penzance.
Lavorando sul set, Weisblum aveva una casa a Newport in Rhode Island, assieme a Anderson, al DOP Robert Yeoman, e altri membri della produzione.
Durante le riprese, ci fu anche uno spostamento di location, ad un’ora di distanza da Camp Yawgoog, luogo per il fittizio Fort Lebanon del film, sempre nel Rhode Island, e tutta la squadra si trasferì lì.
Secondo Weisblum, sembravano una vera famiglia: di giorno si filmava, e la sera a cena si stava con produttori e alcuni attori, e parlavano anche delle riprese del giorno appena trascorso e del giorno successivo, e il piano di riprese.
L’atmosfera conviviale ha così impostato il tono per la collaborazione del film, facendo lavorare il regista e il montatore a stretto contatto durante tutto il primo editing del film, invece che far spedire il materiale al regista e fargli prendere appunti.
L’assistente di Weisblum, Daniel Triller, lavorava a casa a Newport con Avid Media Composer, collegato ad uno storage Avid Unity condiviso, in modo che il capo montatore potesse essere sul set con un computer portatile, e lavorare di continuo, e mostrare al regista come procedevano le scene.
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Moonrise Kingdom è stato girato su pellicola Super 16, e il negativo della fotocamera veniva elaborato da Technicolor a New York, e re inviato all’unità Avid condivisa, in modo da poter gestire i media digitali.
Rispetto ai precedenti Il treno per Darjeeling e Fantastic Mr. Fox, agli antipodi come preparazione (sul primo non c’era niente sullo storyboard, mentre nel secondo, per ovvi motivi di struttura, era tutto perfettamente nel dettaglio), su Moonrise Kingdom la preparazione è stata una piacevole via di mezzo.
Infatti solo una manciata di sequenze sono state preparate con storyboard su questo film: in questo modo, tutti sapevano dove il film dovesse andare, e il lavoro di coesione delle squadre fece in modo che si ottenesse un solido risultato.
In questo, dice il montatore, c’è stato un cambiamento positivo nell’approccio del regista.
Ad esempio, girare il film in Super 16mm significava avere macchine da presa più leggere, in modo da mantenere i cambi di scena e in generale tutto il set più fluido e di conseguenza più rilassato.
Una parte speciale per il montatore è stato il montaggio delle sequenze centrali del film, con i bambini in fuga nella baia isolata. In quella sezione di film, sia il montatore che il regista si sono approcciati in maniera molto istintiva, e trasportando questa fluidità anche nel montaggio.
Nella scena chiave del film, quando i ragazzi ballano sulla spiaggia sul 45 giri di Le temps de l’amour” di Francoise Hardy e si comincia ad avvertire il romanticismo, Wes Anderson non si sentiva convinto al 100% della magia. E l’ha ricreata riguardando con Weisblum tutti i giornalieri, grazie al montaggio di immagini di copertura, in modo da distanziare un po’ certi elementi che si vedono nascere nella scena.
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Questo succede quando regista e montatore sono aperti ai cambiamenti e ricettivi a prendersi il tempo necessario per ottenere il risultato che desiderano, in modo molto lucido. Per questo si può dire che il montaggio di Moonrise Kingdom è razionale.
Trucchi di un montaggio razionale
Un trucco che ha contribuito a rendere il massimo delle prestazioni dei ragazzi fu quello di registrare il loro dialogo più volte, sia sul set e anche in un monolocale con un ingresso indipendente.
Un sacco di quelle letture di battute finirono per essere mescolate con le registrazioni di produzione, dando a Weisblum e Anderson la possibilità di avere flessibilità per modellare le performance in sala di montaggio.
Questo lavoro meticoloso per i dettagli è stato introdotto per tutti i film in cui hanno lavorato insieme i due: Weisblum racconta che per in Moonrise sono stati usati anche dialoghi sincronizzare fra più take, non perché non fossero soddisfatti delle performance, ma per rendere più speciale la scena.
Ciò succede spesso quando c’è una scena madre con una classica panoramica “a schiaffo” tipica dei film di Wes Anderson, che viene ripetuta sul set anche fino a 20/30 volte, quindi diviene fondamentale avere la migliore qualità della battuta possibile, essendo complicata la replica meccanica per gli attori.
Insieme alla manipolazione del dialogo ci sono una gamma di effetti invisibili per la modifica delle immagini – split screen, respeeds di personaggi e altre tecniche di rifinitura, che sarebbero state difficili da usare nel montaggio anche solo cinque anni prima del film, ma che ora sono una componente standard del toolkit di Avid.
Di conseguenza, registi, montatori e direttori della fotografia stanno premendo per lavorare più rapidamente che mai, con l’aspettativa che molti trucchi possono essere fatti in sala di montaggio.
Quali sono alcuni esempi?
Dopo aver sentito i commenti che la casa di Suzy sembrava molto più grande all’interno di quello che sembrava sulla parte esterna, Weisblum ha esteso l’architettura della casa nelle riprese esterne.
Quando il personaggio di Edward Norton sta fumando una sigaretta in prossimità dei fuochi d’artificio, il team di montaggio ha aggiunto un cartello “Vietato fumare” al tableaux.
Questi esempi rappresentano poco più di una decorazione del set digitale, ma Weisblum sente che queste possibilità abbiano un impatto positivo sulla pellicola.
Per molti montatori infatti ormai è difficile lavorare in altri modi, quasi come se ci si sentisse senza un arto. Al momento del montaggio infatti, bisogna fare affidamento su tutti gli strumenti a disposizione e utilizzare un sacco di effetti immediati che non si sarebbero utilizzati di primo istinto sul set.
È vero che la frase: “Lo mettiamo a posto in post produzione” fa arrabbiare molti montatori, ma questi strumenti innovativi permettono di girare in più tranquillità e montare in totale fiducia.
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