Django Unchained di Tarantino è stato un lavoro immenso. Ampio cast, una storia lunga, moltissime location e atmosfere. L’arduo lavoro di assemblare tutto questo è toccato a Fred Raskin, montatore che al fianco di Tarantino ha sintetizzato questa epopea di vendetta in 2 ore e 45 di film, mettendo da parte altre due ore aggiuntive di film.
Dopo aver lavorato sui primi 3 Fast & the Furious, e fatto da assistente alla storica montatrice di Tarantino Sally Menke, scomparsa nel 2010, Raskin ha preso il comando del team di montaggio dello spaghetti western-blackexploitation di Tarantino.
Come fare un montaggio di genere?
Stando alle interviste on line, il lavoro al montaggio è cominciato durante le riprese, e in totale solitudine. Questo perché Tarantino ama restare concentrato completamente nella produzione.
Una volta finite le riprese, il regista si è trovato di fronte una copia molto grezza, ma soprattutto un montatore che aveva già avuto familiarità con tutto il materiale che era arrivato fin lì.
Il compito titanico di archiviare tutto il girato era stato già fatto, così il team poteva tornare continuamente indietro per cercare ciò che serviva per certe scene.
In linea di massima, il lavoro consisteva in sedute da 9 o 10 ore al giorno, e dopodiché il regista tornava a casa per ascoltare tracce musicali da aggiungere, o visionare altri giornalieri, mentre il montatore restava in studio per aggiustare il sono e il mix preliminare. Tutto quel lavoro preliminare è servito per essere pronti per questo periodo di lavoro con il regista. Grazie ad un sistema con installato su Avid Media Composer è stato possibile mantenere solido il workflow: numerose sono state infatti le scene tagliate nel film, e introdotte poi nella versione Blu Ray.
Anche la sceneggiatura è stata soltanto uno spunto di partenza, ma molto si è fatto in sala di montaggio: la scena della sparatoria finale, ad esempio, non c’era nella versione originale della sceneggiatura. È stata aggiunta solo in seguito, per conferire al film una potenza mai vista, un chiaro omaggio allo stallo messicano di Sergio Leone.
Per non parlare poi della musica, parte fondamentale del film: Raskin racconta che Tarantino ha atteso più di 30 anni per utilizzare “Nicaragua” di Jerry Goldsmith dal film Under Fire, solo per metterla in sottofondo con una scena specifica. Ogni dettaglio per lui è fondamentale per far corrispondere una determinata scena con una specifica musica.
Quentin si riferisce ad esso come “sync magico”, e quando l’ha perfezionato, dalla scena non tocca nulla.
Un esempio di tutto questo è nella scena in cui Django salva Broomhilda (Kerry Washington): appena entra in scena il protagonista si sente un punto in sincronizzazione che prende spunto dalle musiche di Morricone dal film di Sergio Corbucci “I crudeli”. Si sente questo coro angelico che inizia subito e Django che dice: “Sono io, baby”. Sincronizzazione perfetta!
Raskin dice inoltre di essere stato molto intimidito dal regista all’inizio. Pensava infatti di essere molto più lento di Sally Menke, e con meno talento. Ad un certo punto, il montatore dice di averglielo chiesto direttamente, e di aver avuto una risposta positiva. Da lì in poi, il lavoro è scivolato via.
Il montaggio di due film è un’impresa. Come ci sono riusciti con The Hunger Games?
Di fronte ad un grande talento quindi, anche un montatore esperto può sentirsi in difetto, ma è stato fondamentale l’esperienza di tutti per completare al meglio il montaggio del film.
Il montatore ha infine spiegato come abbia imparato molto da Tarantino in termini di scelta di ‘cronologia’ della scena. Il regista sa benissimo infatti come narrare un certo contesto, preparare il set-up, come far crescere la tensione e concludere una scena in modo ineccepibile.
Questa maestria si è trasferita in sala di montaggio, e Django Unchained è un piccolo capolavoro del cinema, uno di quei film iconici che contengono citazioni, scene spettacolari e dialoghi pazzeschi, tipici della filmografia di Tarantino.
Un fantastico summa di quel che deve essere un certo Cinema di genere.
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