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Perché American Sniper ha un montaggio simbiotico

Dal montaggio di Potere Assoluto (1997) fino Flags of our fathers (2006), il montatore Gary D. Roach ha seguito il rinomato regista e il suo assistente, Joel Cox.

Ha iniziato come apprendista, e dal momento in cui Eastwood ha detto di voler affidare a lui il montaggio di un film, con Lettere da Iwo Jima l’idea è diventata realtà.

Tutto è iniziato così: con due film in contemporanea, e due montatori a scambiarsi il lavoro, completando quello dell’atro. Da allora, i due lavorano come co montatori.

Cox e Roach nel 2014 hanno continuato la partnership, confezionando uno dei film più acclamati dalla critica, e più chiacchierati dal pubblico: American Sniper.

Un film tratto da una storia vera e che vede protagonista Bradley Cooper, nei panni del militare Chris Kyle, uno dei cecchini più letali degli Stati Uniti, reo di aver ucciso più di 160 obiettivi nemici nelle campagne militari in Afghanistan.

La storia narra delle decisioni difficili che Kyle si trova ad affrontare, con la moglie (Sienna Miller) mentre cerca di esercitare le sue funzione e cercando di salvare e proteggere i suoi commilitoni.

Il film ha ricevuto numerose nomination agli Oscar 2015, e fra questi quelle di miglior montaggio, non vincendo però.

Un montaggio gemello

Il segreto del grande risultato però è nell’affidabilità del workflow attraverso il quale i due montatori hanno lavorato nella fase di ripresa e montaggio

Solitamente, infatti, Eastwood gira con una sola camera. In American Sniper, girato in Arri Alexa, le cose sono andate un po’ diversamente.

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Nella scena della battaglia finale, i due montatori hanno spiegato nelle interviste sul Web che il regista ha utilizzato più macchine da presa, per conferire più realismo all’azione.

I due montatori spiegano che non c’è un metodo specifico per il loro montaggio, a parte il guardare insieme i giornalieri per conoscere il materiale sul quale lavorare. Le volte in cui capita che ci siano scene complesse, decidono insieme di dividersi i compiti e di montare i filmati fino ad un certo punto e di unire poi i risultati.

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Non è un caso quindi che nonostante questo procedere parallelo, avendo comunque lavorato insieme per 19 anni, i loro stili sono molto simili e il montaggio diviene quasi “simbiotico”.

Roach e Cox hanno utilizzato un’unità di stoccaggio NLE Avid, e montato i giornalieri con Avid Media Composer. Nonostante non fossero sempre in grado di montare al passo delle riprese, entro una settimana dalla fine delle riprese era già pronta una prima stesura.

Roach ha espresso un notevole apprezzamento per Media Composer, avendo utilizzato sempre quel sistema per ogni film sul quale ha lavorato.

Infatti Eastwood ha acquistato per la sua casa di Produzione diversi sistemi Avid e l’Unità di stoccaggio, e solitamente i due montatori non lo seguono sul set, ma restano a Los Angeles, a Burbank.

I quotidiani vengono spediti e dopo essere montati, dopo circa una settimana una copia in DVD o Quicktime viene inviata ad Eastwood il quale non esegue nessuna modifica fino a quando non sono finite le riprese.

Secondo un calcolo di Raoch, nel montaggio di American Sniper sono stati effettuati circa 800 effetti visivi, molti dei quali comprendono le esplosioni dei fucili e i rimbalzi dei proiettili.

I due hanno raccontato come nel montaggio dell’ultima scena del film, mentre la tempesta di sabbia colpisce l’edificio, tutti gli spari che si vedono nel film  sono effetti visivi.

Cinque case di produzione di effetti visivi si sono alternate al film, e alcune lavorazioni sono state eseguite fino al giorno prima dell’inizio del mix finale.

Ciò che ha rappresentato un’interessante sfida per Roach è stata la valorizzazione degli sguardi di Bradley Cooper. Negli occhi dell’attore c’è tutta l’essenza del film, e il montaggio ha agito per rendere perfettamente il susseguirsi di emozioni e tensione del film.

In questo, il montatore riconosce le virtù indiscusse delle performance attoriali.

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