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Perché “Quel pomeriggio di un giorno da cani” è ancora un film grandioso e moderno

È stato “La parola ai giurati” il film che, inizialmente, ci ha fatto scoprire il grande regista e narratore americano Sidney Lumet, ma probabilmente è quel mix di dramma, thriller e commedia del 1975, intitolato Quel pomeriggio di un giorno da cani il film che è davvero grandioso e incredibilmente moderno, nella sua ricca carriera da regista.

Il problema di molti, molti film che abbiamo visto, è che sono impazienti di spiegare la trama; gli sceneggiatori e registi ci mettono sempre un sacco di energia nel farlo, offrendo al pubblico una chiara elaborazione di intuizioni sulle personalità e le motivazioni dei personaggi principali. In questo modo, ci si dà del tempo per creare un equilibrio fra l’esecuzione del film e la pazienza del pubblico.

Il film più attuale e naturalistico di Lumet

Quel pomeriggio di un giorno da cani invece, grazie ad una sceneggiatura costruita splendidamente, scritta dalla penna di Frank Pierson e dalla tendenza di Sidney Lumet ad affrontare i suoi temi e protagonisti in un modo affascinante e naturalistico, si presenta semplicemente davanti allo schermo, come se lo spettatore fosse arrivato tardi al cinema.

La scelta di raccontare la storia di un uomo disperato, Sonny, che decide di rapinare una banca per pagare il cambiamento di sesso fortemente desiderato del suo amante gay, non è solo insolita e coraggiosa, considerando il momento della sua uscita. È in qualche qualche modo attuale, è piena di vita, e possiede una qualità di autenticità e credibilità.

Perché è un film moderno?

Successivamente alla crisi mondiale del 2008, quante storie simili a quelle di Sonny abbiamo letto e ascoltato nella nostra quotidianità? Storie disperate, crude, che sentiamo dannatamente vicine. In tutto questo, le agitazioni razziali che fanno da sfondo alla vicenda della rapina, strettamente connesse alla spettacolarizzazione della tragedia seguita in diretta da parte dei media, televisivi e non, sono quantomai attuali (vedi Ferguson).

Non è infatti un caso che il film sia ispirato a fatti realmente accaduti (fra cui le rivolte di Attica) e la grande grande responsabilità di conferire un volto al dramma fu messa tutta sulle spalle di Al Pacino e il suo complice John Cazale, il brillante, indimenticabile attore chi ci ha lasciato davvero troppo presto; una responsabilità scrollata di dosso con una solo apparente facilità.

Nella sceneggiatura, il ruolo di Cazale è stato scritto per rappresentare un giovane ragazzaccio di strada. Ma Al venne da me e mi disse: ‘Sidney, ti prego, ti prego, prendi John Cazale per il ruolo’ E quando John arrivò ero così scoraggiato e pensai: ‘Al deve essere fuori di testa. Questo ragazzo sembra che abbia trenta, trentadue anni, e questa è l’ultima cosa che voglio per questa parte’. Ma Al aveva un grande gusto per gli attori, e io non lo avevo ancora visto ne “Il Padrino”. E Cazale entrò, poi lesse la sua parte, e il mio cuore si spezzò … Una delle cose che amo del casting di John Cazale fu che aveva una tremenda tristezza verso il suo personaggio. Non so da dove venisse; io non credo nell’invasione della privacy degli attori con cui lavoro, o nell’entrare nella loro testa. Ma, mio Dio, è lì, in ogni inquadratura. E non solo in questo film, ma anche nel “Padrino parte II”. Quando Al gli chiese durante una scena, ‘C’è un paese dove desidereresti andare?’ Cazale improvvisò la sua risposta dicendo, dopo aver pensato a lungo, ‘Wyoming!’. Per me fu la battuta più divertente e triste del film, la mia preferita, perché nella sceneggiatura il personaggio non avrebbe dovuto dire nulla. Ho quasi rovinato la ripresa perché iniziai a ridere così forte … ma era così brillante, brillante! – Sidney Lumet

Pacino è un grande attore, e la forza e l’impegno con cui egli porta il suo personaggio in vita dimostra il suo posto tra i più grandi. Fu proprio la sceneggiatura di Pierson che lo fece innamorare del progetto e gli fece accettare la partecipazione, ed è facile capire perché.

Senza una corretta introduzione dei personaggi, essi vengono semplicemente gettati ai telespettatori: la loro storia, le loro passioni e desideri, i problemi che li hanno costretti in un angolo, molto probabilmente non sarebbero in grado di uscirne indenni. Lumet, inoltre, insiste sull’umorismo della situazione, il che fa respirare più vita alla storia. In realtà, a volte è piuttosto difficile dire che tipo di film stiamo guardando.

Proprio come i film contemporanei che mixano sapientemente generi differenti, come Tarantino insegna. (un altro film che sembra girato ieri, è Il Grande Freddo, che ha anticipato i social network)

La situazione nella quale si trovano i protagonisti non è affatto facile,nella migliore delle ipotesi il risultato della rapina è altamente incerto, ma c’è un’aria di commedia che permane in tutto il film; è come vedere i ragazzi della porta accanto che, disperati, si cacciano in un guaio più grosso di loro, anche se capisci dolorosamente che sono fuori di testa e senza speranze.

C’è anche una discreta quantità di risvolti sociologici in questo film, più evidenti nelle scene in cui la folla si riunisce per i primi applausi per il protagonista, vedendolo come un eroe che si erge contro le disprezzate forze di polizia. La stessa folla che però poi gli gira le spalle, non appena si scopre che è omosessuale. L’assenza di luoghi comuni, l’imprevedibilità completa della trama e, soprattutto, le splendide sfumature dei personaggi che vi faranno affezionare: tutto questo rende Quel pomeriggio di un giorno da cani un’irresistibile, anche se amara, fetta della nostra vita.

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