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Come si crea il ritmo comico con il montaggio

Dato che numerose commedie hollywoodiane moderne si basano sempre di più sull’improvvisazione, sempre più registi si affidano al montaggio di Brent White per cucire sui loro film un vestito comico perfetto.

La carriera di White coincide con l’ascesa dell’improvvisazione come tecnica fondamentale per Hollywood, nel girare e produrre commedie, e la sua perizia a dare forma e ritmo ad eccessi selvaggi di materiale video extra lo ha messo in una posizione privilegiata.

La carriera di un montatore comico

Il suo curriculum comprende alcune delle commedie più amate degli ultimi dieci anni, a partire dalla serie “Freaks and Geeks” del 2000, il film “Anchorman”, nel 2004, dove ha curato il montaggio per il regista Adam McKay, e che successivamente ha assunto White per il montaggio di “Rick Bobby”, “Fratellastri a 40 anni”, “I poliziotti di riserva” e “Anchorman 2”.

La maggior parte di questi film, come “Freaks and Geeks”, sono stati prodotti da Judd Apatow, che, come regista, ha assunto poi White per lavorare su tutti i suoi lungometraggi: “40 anni vergine”, “Molto incinta”, “Funny People” e “Questi sono i 40”.

White non è una persona particolarmente divertente, ma ha uno dei sensi d’humour più finemente apprezzati di Hollywood.

La bravura di White risiede nella sua innata capacità di comprendere il ritmo e impostare i canoni comici, anche su lunghe parti improvvisate.

Come si crea il ritmo comico con il montaggio

Ad esempio, in una scena del film “Spy”, Melissa McCarthy, è prigioniera in uno scantinato, con le mani legate dietro la schiena. L’attrice grugnisce, urla e, nonostante i suoi sforzi, finisce per ridere durante le riprese della scena.

A pochi passi di distanza c’è il regista Paul Feig, che solitamente ama stuzzicare gli attori con nuove linee di dialogo, mentre si gira, fuori campo.

Feig aveva dato alla McCarthy un ruolo nel film di interpretazione corale “Bridesmaids – Le amiche della sposa” (2011) e poi il ruolo in opposto a Sandra Bullock in “The Heat” (2013).

In “Spy” invece, la McCarthy è la stella, e interpreta un agente segreto improbabile chiamato Susan Cooper.

Nella scena dello scantinato, Susan è insieme ad un altro prigioniero, Aldo, che nonostante la tragica situazione, continua a provarci con lei. Anche l’interpretazione è fisica, e squisitamente goffa, mentre Aldo chiede di aiutarlo a sciogliere i nodi.

Al momento dell’”azione!” del regista, l’attore che interpreta Aldo, Peter Serafinowicz comincia a prendere in giro Susan / McCarthy dicendole “Il nodo e le tue mani sono in procinto di entrare nel mio colon!”

La McCarthy, in veste di Susan, protesta. Il regista invece, suggerisce una risposta per il signor Serafinowicz: “Fidati di me, se fossi stata vicino al vostro colon, avreste urlato di piacere!”.

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Circa 72 ore più tardi e a 6.200 miglia di distanza, l’editor Brent White si trovava in un impianto di produzione a Burbank, in California, sghignazzando mentre osservava i filmati di questo scambio di battute su un monitor da 22 pollici.

Usando il software Avid Media Composer per il montaggio, White saltò indietro rispetto a quella sequenza in cui Aldo scioglie Susan, ad una sequenza precedente dove lui si complimenta con lei. Nella sceneggiatura, il discorso di incoraggiamento si concludeva in questo modo:

SUSAN: “Ho fatto un buon lavoro, no?”

ALDO: “Molto buono, sì. Li prenderemo la prossima volta.” Pausa. “Sempre se non moriremo qui. In quel caso, non li prenderemo”

Serafinowicz aveva detto la sua battuta in modo perfetto, togliendo sicurezza al momento giusto.

Ma Feig intuì il potenziale di quella battuta, e spronò l’attore a cambiare registro, improvvisando e spingendosi oltre.

Serafinowicz cambiò tono: “Sempre se non moriremo qui. In quel caso sarebbe un grande onore essere l’ultimo uomo ad eiaculare su di te” oppure ancora, “…sarebbe un grande onore essere l’ultimo uomo ad toccarti il seno”, e così via.

Anche il montaggio di Captain Phillips si basava su molte battute improvvisate. Scopri perché!

Al montaggio, White aveva dozzine di filmati per quella scena, e il suo metodo fu quello di andare dietro al regista, giorno dopo giorno.

La sfida divenne quindi organizzativa. Nel software, alla destra delle clip con le battute di Aldo vennero inseriti diversi pallini blu, con ognuno che indicava una lettura alternativa che Serafinowicz aveva dato alla battuta.

Prima che filmati arrivassero alla scrivania di White, i suoi due assistenti guardarono tutti i giornalieri, e trascrissero ogni pezzo di improvvisazione in questo script digitale. In questo modo, White cliccava semplicemente su un punto blu e lavorava il relativo filmato di Serafinowicz.

E non è un caso che in questo modo, Feig e White lavorino sempre in perfetta sintonia.

Con Judd Apatow, il rapporto è alquanto simile.

I film di Apatow sono spesso molto più personali e umani, quindi l’obiettivo che si pongono di portare sullo schermo è cercare di rendere tutto il più reale possibile.

La comicità esce fuori in quei momenti che sono assolutamente condivisibili, quando pensi: “Quanto è vero. L’ho vissuto anch’io!”.

White sostiene che una cosa che facilita questo ritmo è l’abitudine dei registi a filmare con due macchine da presa diverse, perché al montaggio lui può regolare il ritmo del discorso, e il ritmo del modo in cui la gente parla.

In questo modo si può creare un ritmo divertente che farà ridere alla fine, quando avviene in modo corretto.

E c’è questa cosa che White chiama: “La pausa Apatow”, che è sostanzialmente una regola: “In un dialogo tieni una pausa più a lungo possibile…finché non si spezza.”

A volte infatti la situazione diventa più imbarazzante quando la pausa crea una certa tensione.

E quando la tensione si rompe, si ottiene una risata più grande e una risata più forte, e c’è una cosa fisica che si verifica quando si crea un piccolo ritmo perfetto.

Una grande tecnica di Apatow è infatti sapere dove sta andando il ritmo, per creare qualcosa di divertente.

“La pausa è di sei fotogrammi? È di otto fotogrammi?” così White e Apatow passano le giornate di lavoro: montare il film in modo che esso sostenga un certo ritmo e un certo stile.

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