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Contributi del Governo per il Cinema: Facciamo Chiarezza

La recente cerimonia dei David di Donatello al Quirinale non è stata solo una celebrazione del talento cinematografico italiano, ma anche il palcoscenico di una rinnovata tensione tra il mondo dello spettacolo e le istituzioni. Protagonisti dell’episodio sono stati la conduttrice Geppi Cucciari e il ministro della Cultura Alessandro Giuli, già al centro di battute e polemiche nel recente passato. Durante l’evento, Cucciari ha ironizzato sul linguaggio particolarmente forbito del ministro, suscitando risate tra i presenti ma anche la reazione piccata di alcuni esponenti politici.

Questo siparietto comico, che poteva sembrare una semplice nota di colore, è invece diventato la scintilla che ha riacceso il dibattito sull’attuale stato di salute del cinema italiano. Non si tratta solo di divergenze di tono, ma di un disagio concreto: a pochi giorni dall’evento, una lettera aperta firmata da importanti nomi del panorama cinematografico nazionale – da Elio Germano a Paola Cortellesi, passando per Nanni Moretti e Pierfrancesco Favino – ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica e del governo la grave crisi che affligge il settore.

Le firme illustri hanno puntato il dito contro la gestione del Ministero, accusato di ritardi nella riforma del Tax Credit, incertezza normativa, e di assenza di misure adeguate a tutela dei lavoratori e delle produzioni indipendenti. Non sono mancati, inoltre, appelli affinché venga interrotto il clima di polemica e delegittimazione nei confronti di artisti che, esercitando il proprio diritto di critica, mettono in luce disfunzioni reali del sistema.

Alla luce di questo contesto, è importante fare chiarezza: quali sono oggi i contributi statali per il cinema? Chi finanzia davvero l’audiovisivo italiano? Quali strumenti esistono e come accedervi nel 2025? In questo articolo andremo ad analizzare in maniera dettagliata:

  • Le tipologie di contributi disponibili;
  • Le modalità di accesso ai fondi pubblici;
  • Le novità del Tax Credit introdotte per il 2025;
  • Il ruolo delle Film Commission e dei fondi regionali;
  • Le prospettive per i piccoli produttori, gli sceneggiatori e i lavoratori del settore.

In un’epoca in cui il cinema italiano ha dimostrato di poter tornare protagonista, anche grazie a successi internazionali come Io Capitano di Matteo Garrone o C’è ancora domani di Paola Cortellesi, il sostegno pubblico non è solo un incentivo economico: è un atto di politica culturale, che definisce il rapporto tra Stato, creatività e cittadinanza. E proprio per questo merita di essere analizzato senza slogan o partigianerie, ma con trasparenza, rigore e senso critico

Il ruolo del Ministero della Cultura: chi finanzia il cinema italiano?

Quando si parla di “contributi pubblici al cinema”, il primo attore istituzionale da chiamare in causa è il Ministero della Cultura (MiC), e in particolare la Direzione Generale Cinema e Audiovisivo (DGCA). Questo organismo ha il compito di gestire, distribuire e regolamentare i fondi pubblici destinati alla produzione, promozione e distribuzione di opere cinematografiche e audiovisive, sia italiane che internazionali.

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Il Fondo per il Cinema e l’Audiovisivo

Il principale strumento di intervento è il Fondo per lo Sviluppo degli Investimenti nel Cinema e nell’Audiovisivo, istituito con la legge n. 220 del 2016, nota anche come “Legge Cinema”. Si tratta di un fondo a carattere annuale, che per il 2025 è stato rifinanziato per un ammontare complessivo di 696 milioni di euro.

Questi fondi sono suddivisi in diverse linee di intervento:

  • Tax Credit (412 milioni): rappresenta la fetta più consistente del fondo, ed è destinato a sostenere la produzione, distribuzione ed esercizio cinematografico attraverso crediti d’imposta.
  • Contributi selettivi (91,5 milioni): rivolti principalmente a progetti di valore artistico e culturale, sceneggiature, opere prime, giovani autori, e coproduzioni internazionali.
  • Contributi automatici (37,6 milioni): assegnati sulla base dei risultati ottenuti da opere già realizzate, come gli incassi al botteghino o la partecipazione a festival.
  • Promozione (110 milioni): destinati a festival, rassegne, circuiti d’essai, attività di formazione e promozione del cinema italiano all’estero.

Il Ministero non è però l’unico soggetto coinvolto nel finanziamento del settore. Il sistema italiano, pur fortemente sostenuto dallo Stato, si basa su una rete articolata di attori pubblici e privati.

Film Commission e Regioni

Le Film Commission regionali, ad esempio, giocano un ruolo sempre più attivo nel promuovere la produzione cinematografica nei territori locali. Molte regioni italiane – come Lazio, Puglia, Piemonte, Trentino, Emilia-Romagna – dispongono di fondi propri per l’audiovisivo, spesso in sinergia con i contributi nazionali. Offrono non solo finanziamenti diretti, ma anche agevolazioni logistiche e servizi tecnici (location scouting, permessi, supporto alle troupe).

Questi interventi territoriali hanno favorito la nascita di poli produttivi regionali, contribuendo alla decentralizzazione del settore e alla valorizzazione di nuovi talenti e paesaggi cinematografici.

Co-produzioni e fondi europei

Oltre ai fondi statali e regionali, il cinema italiano può attingere anche a risorse europee, come quelle del programma MEDIA di Europa Creativa, che sostiene lo sviluppo, la distribuzione e la promozione di opere audiovisive europee nel mercato internazionale. Un altro canale importante sono le coproduzioni internazionali, che beneficiano di specifici bandi (come quello tra Italia e Francia) e rappresentano un’opportunità strategica per ampliare la visibilità dei film italiani e attrarre capitali esteri.

Le tipologie di contributi: selettivi, automatici e tax credit

Il sistema di finanziamento pubblico del cinema italiano è strutturato secondo tre grandi canali principali: contributi selettivi, contributi automatici e tax credit. Ciascuno risponde a logiche e obiettivi diversi, ed è pensato per sostenere specifici momenti della filiera produttiva cinematografica e audiovisiva. Comprenderne il funzionamento è essenziale per chiunque voglia accedere a questi fondi, dalle grandi case di produzione agli autori emergenti.


2.1 Contributi Selettivi

I contributi selettivi sono erogati sulla base di valutazioni qualitative da parte di commissioni tecniche e si rivolgono, in particolare, a opere che presentano interesse culturale, artistico e sociale, anche quando non garantiscono ritorni economici elevati.

Le categorie di progetti ammissibili nel 2025 sono:

  • Scrittura di sceneggiature (cinema, serie TV, documentari)
  • Sviluppo e pre-produzione (comprese opere di animazione e sperimentali)
  • Produzione di opere prime o seconde, film a basso budget, documentari, cortometraggi
  • Coproduzioni internazionali minoritarie
  • Distribuzione e promozione di opere italiane all’estero

Come funziona?

I bandi sono pubblicati sul sito cinema.cultura.gov.it e le domande devono essere presentate tramite la piattaforma DGCOL, un portale digitale che consente il caricamento della documentazione necessaria. Le commissioni tecniche valutano i progetti secondo una griglia che comprende: originalità, qualità della scrittura, solidità della produzione, curriculum degli autori, potenziale culturale e impatto sul pubblico.

Un esempio concreto

Nella prima sessione 2024, il progetto “I figli della scimmia” di Tommaso Landucci ha ricevuto un contributo di 400.000 euro, con un punteggio di 88/100. La graduatoria completa è pubblica e consultabile online: un elemento di trasparenza che consente anche ai candidati esclusi di confrontarsi e migliorare le future proposte.


2.2 Contributi Automatici

I contributi automatici sono una forma di incentivo destinata ai soggetti che abbiano già realizzato opere di successo. In sostanza, si tratta di un meccanismo “a posteriori”: in base ai risultati economici e artistici di un’opera (es. incassi, premi, numero di sale o passaggi televisivi), viene riconosciuto un credito che può essere reinvestito in nuovi progetti.

Parametri di calcolo

I principali criteri considerati per il calcolo del contributo automatico sono:

  • Incassi al botteghino
  • Numero di spettatori
  • Presenza nei festival e riconoscimenti ricevuti
  • Passaggi televisivi e sulle piattaforme digitali

Nel 2025, sono stati stanziati 37,6 milioni di euro per questa misura. È uno strumento che incentiva la qualità ma anche la sostenibilità industriale, premiando le opere che dimostrano di avere un impatto reale sul pubblico.

Il Tax Credit: credito d’imposta per il cinema

Il Tax Credit è probabilmente lo strumento più conosciuto e utilizzato. Si tratta di un credito d’imposta riconosciuto alle imprese cinematografiche per le spese sostenute nella produzione, post-produzione e distribuzione di opere audiovisive. È stato uno dei pilastri delle politiche di rilancio del settore negli ultimi 15 anni, perché permette di alleggerire i costi di produzione e rendere più competitiva l’industria italiana.

Novità 2025

Con la Legge di Bilancio 2025, il Tax Credit ha subito una riforma significativa. Oltre alle consuete aliquote che variano tra il 15% e il 40% delle spese ammissibili (a seconda del tipo di progetto e del soggetto richiedente), è stata introdotta una novità sostanziale:

Lo Stato potrà acquisire una quota dei diritti economici delle opere che beneficiano del Tax Credit, reinvestendo poi i proventi nel Fondo per il Cinema.

Questo meccanismo – già utilizzato in altri paesi europei – punta a rendere il sistema più sostenibile e circolare, trasformando l’investimento pubblico in un potenziale ritorno economico, senza pregiudicare la libertà artistica.

Chi può accedere?

I beneficiari del Tax Credit possono essere:

  • Produttori indipendenti
  • Distributori nazionali e internazionali
  • Esercenti cinematografici
  • Post-produttori e aziende tecniche

Per ottenere il credito, è necessario presentare una domanda telematica (anch’essa tramite DGCOL), documentando le spese sostenute e allegando le certificazioni contabili previste dalla normativa.

Vantaggi e criticità

Il sistema dei contributi – selettivi, automatici e fiscali – ha il vantaggio di coprire tutti i segmenti della filiera: dall’idea iniziale alla sala cinematografica. Ma non mancano le criticità, come denunciato dagli operatori del settore nella già citata lettera aperta al ministro Giuli:

  • Lentezza nella pubblicazione dei bandi
  • Ritardi nei pagamenti
  • Accesso difficile per i piccoli produttori
  • Burocrazia eccessiva nella piattaforma DGCOL

Per molti artisti e operatori, servirebbe una semplificazione delle procedure, un maggiore ascolto delle associazioni di categoria, e una strategia culturale più chiara e inclusiva, in grado di sostenere anche le realtà indipendenti, spesso penalizzate da logiche di mercato sempre più restrittive.

Come accedere ai fondi: istruzioni pratiche per autori, produttori e tecnici

A dispetto della complessità burocratica spesso lamentata dagli operatori, accedere ai contributi pubblici per il cinema italiano è possibile, purché si conoscano i passaggi fondamentali, i requisiti richiesti e le scadenze da rispettare. Di seguito, una guida pratica per orientarsi tra le principali opportunità offerte nel 2025.


3.1 Registrarsi su DGCOL: il punto di partenza

Il primo passo obbligatorio è la registrazione sulla piattaforma ufficiale DGCOL (Direzione Generale Cinema Online), accessibile dal sito cinema.cultura.gov.it. DGCOL è il portale che centralizza tutte le domande di contributo, dal Tax Credit ai finanziamenti selettivi, passando per i rimborsi automatici.

Per registrarsi è necessario:

  • Avere una PEC (Posta Elettronica Certificata)
  • Disporre di una firma digitale
  • Essere in possesso del codice ATECO corrispondente all’attività cinematografica
  • Avere un profilo aziendale o come libero professionista (nel caso di autori o sceneggiatori)

Una volta completata la registrazione, si potrà accedere ai bandi attivi e caricare la documentazione richiesta.


3.2 Contributi selettivi: come partecipare

Per partecipare a un bando selettivo (ad esempio per la scrittura di sceneggiature o per la produzione), bisogna:

  1. Attendere la pubblicazione del bando, solitamente diviso in due o tre sessioni annuali.
  2. Preparare il dossier del progetto, che include: sinossi, trattamento, sceneggiatura (quando richiesta), piano finanziario, CV del team, eventuali partner coinvolti.
  3. Compilare il formulario online su DGCOL, allegando i documenti e firmandoli digitalmente.
  4. Monitorare la graduatoria, che viene pubblicata dopo la valutazione della commissione.

Per i bandi di scrittura di sceneggiature, i progetti devono essere inediti, originali e non ancora opzionati da case di produzione. La valutazione considera l’originalità del soggetto, la coerenza narrativa e il valore artistico.

3.3 Accesso al Tax Credit

L’accesso al Tax Credit prevede una procedura articolata in più fasi:

  1. Richiesta preventiva: va fatta prima dell’inizio delle riprese o della post-produzione, per comunicare l’intenzione di accedere al credito.
  2. Riconoscimento culturale: il progetto deve ottenere il riconoscimento come “opera di nazionalità italiana” o “di interesse culturale”.
  3. Rendicontazione: al termine dei lavori, si presenta la documentazione contabile certificata, comprensiva di costi ammissibili, contratti e fatture.
  4. Rilascio del credito: una volta approvata la richiesta, il credito viene riconosciuto e può essere compensato tramite modello F24.

La percentuale del Tax Credit varia in funzione del tipo di progetto (opera prima, animazione, documentario, etc.) e del soggetto richiedente. È anche cumulabile con altri contributi selettivi o regionali, entro determinati limiti di intensità di aiuto.


3.4 Film Commission e bandi regionali

Ogni Film Commission regionale ha un proprio portale e una propria tempistica per l’erogazione dei fondi. In generale, i bandi locali offrono:

  • Fondi a fondo perduto per la produzione di opere girate sul territorio
  • Rimborsi parziali delle spese sostenute
  • Servizi di supporto alle riprese (location, permessi, contatti)

Per accedere a questi fondi, è necessario presentare un piano di produzione che includa un impegno di spesa sul territorio regionale, a beneficio dell’indotto locale (tecnici, maestranze, strutture alberghiere, etc.).

Esempio: il Fondo Audiovisivo FVG della Friuli Venezia Giulia Film Commission prevede un contributo massimo del 50% sulle spese eleggibili, fino a un tetto di 300.000 euro.

3.5 Requisiti e criticità frequenti

I requisiti variano a seconda del tipo di contributo, ma alcuni elementi sono ricorrenti:

  • Regolarità contributiva (DURC)
  • Capacità finanziaria documentata
  • Esperienza nel settore (anche solo nel team creativo)
  • Tracciabilità dei flussi finanziari

Le criticità più segnalate dagli operatori includono:

  • Complessità della piattaforma DGCOL
  • Ritardi nei pagamenti
  • Ambiguità nei criteri di valutazione selettiva
  • Difficoltà per le nuove realtà a ottenere punteggi competitivi

Per superare questi ostacoli, molte associazioni di categoria offrono sportelli di consulenza gratuita, webinar, e assistenza nella compilazione delle domande.

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Le novità per il Tax Credit nel 2025

Il Tax Credit per il cinema e l’audiovisivo è stato per anni il pilastro del sostegno pubblico al settore, garantendo a produttori e distributori la possibilità di ridurre i costi grazie a un incentivo fiscale diretto. Tuttavia, nel 2025, questo strumento ha subito una profonda riforma che ne modifica sia la struttura operativa che gli obiettivi strategici. Una riforma accolta con cautela da una parte degli operatori, ma che punta a rendere il sistema più sostenibile, trasparente e orientato alla qualità.


4.1 Un cambiamento atteso (e discusso)

Le modifiche apportate al Tax Credit sono frutto di un lungo processo di revisione legislativa, iniziato già nel 2023. A spingere verso il cambiamento sono stati sia i vincoli di bilancio imposti dal contesto economico nazionale, sia le richieste di maggiore efficienza e controllo provenienti dalla Corte dei Conti e da alcuni ambienti politici.

A fronte di un aumento significativo delle richieste negli ultimi anni – dovuto alla crescita delle produzioni, anche seriali – il sistema del Tax Credit ha mostrato segni di congestione: ritardi nei pagamenti, accumulo di pratiche, e scarsa tracciabilità del ritorno pubblico degli investimenti.


4.2 Le principali novità operative

Ecco cosa cambia, concretamente, a partire dal 2025:

1. Aliquote differenziate e flessibili

Le nuove aliquote del credito d’imposta variano dal 15% al 40%, in base a una serie di criteri:

  • Tipologia dell’opera (film, documentario, serie TV, animazione)
  • Caratteristiche del soggetto richiedente (impresa indipendente o major)
  • Presenza di elementi “premianti” (opere prime, team under 35, ambientazione italiana, co-produzione europea)

Esempio: un’opera prima di un giovane regista, prodotta da una piccola casa indipendente italiana, potrebbe ottenere il 40% delle spese ammissibili.

2. Partecipazione dello Stato ai diritti economici

Una delle novità più controverse è l’introduzione della possibilità, da parte dello Stato, di acquisire una quota dei diritti economici delle opere che ricevono il Tax Credit. In pratica, il Ministero potrà partecipare agli eventuali incassi derivanti dalla distribuzione (cinema, TV, streaming) e reinvestire questi proventi nel Fondo per il Cinema.

Questa misura, ispirata a modelli già adottati in Francia e Germania, è pensata per:

  • Ridurre la dipendenza totale dai finanziamenti pubblici a fondo perduto
  • Incentivare una maggiore responsabilità economica dei beneficiari
  • Alimentare il sistema con risorse “rigenerative”

3. Più trasparenza e tracciabilità

La riforma ha previsto un rafforzamento dei controlli tramite:

  • Obbligo di rendicontazione più dettagliata
  • Maggiore digitalizzazione del processo (tracciabilità delle fatture, incrocio automatico con i dati fiscali)
  • Certificazione obbligatoria dei revisori contabili esterni

4.3 Un sistema più meritocratico?

Uno degli obiettivi dichiarati della riforma è quello di rendere il sistema del Tax Credit più meritocratico. Per questo motivo, l’accesso agli incentivi sarà condizionato anche da una serie di “criteri di qualità”, tra cui:

  • Presenza di donne in ruoli chiave (regia, sceneggiatura, produzione)
  • Rispetto delle regole contrattuali e contributive per i lavoratori
  • Inclusione di soggetti svantaggiati o di minoranze nei cast e nelle troupe

In altre parole, il sostegno fiscale non sarà più legato solo alla capacità di spesa, ma anche al valore sociale, culturale e occupazionale del progetto.


4.4 Critiche e perplessità

Le nuove misure hanno però suscitato perplessità in diverse fasce del settore, in particolare tra le piccole e medie imprese e i produttori indipendenti. I principali timori riguardano:

  • L’aumento della complessità burocratica
  • Il rischio che i fondi si concentrino su produzioni già solide, lasciando fuori i nuovi talenti
  • L’incertezza su come lo Stato gestirà i diritti acquisiti
  • Il timore di un controllo eccessivo sull’autonomia creativa delle opere

In questo senso, la lettera aperta firmata da attori, registi e produttori rappresenta un campanello d’allarme: “Una riforma che aumenta la rigidità senza aumentare i fondi rischia di aggravare la crisi già in corso”, si legge in uno dei passaggi.


4.5 Verso una nuova cultura del finanziamento

Al netto delle criticità, la riforma del Tax Credit introduce anche una nuova filosofia del finanziamento pubblico al cinema: non più inteso come puro “aiuto” economico, ma come parte di un ecosistema produttivo consapevole, sostenibile e responsabile.

Se ben implementata, la nuova impostazione potrebbe:

  • Valorizzare le produzioni indipendenti più virtuose
  • Favorire la crescita di un’industria stabile e aperta all’innovazione
  • Stimolare una maggiore competitività sul piano internazionale

Ma molto dipenderà da come queste novità verranno applicate nella pratica, dalla capacità di ascolto delle istituzioni, e dal dialogo costruttivo tra le parti.

Il sostegno alle sceneggiature e agli autori emergenti

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Se il Tax Credit e i contributi automatici rappresentano strumenti centrati sulla sostenibilità economica delle imprese, i contributi selettivi alla scrittura costituiscono uno degli strumenti più importanti per la promozione del talento creativo. Questo tipo di sostegno è fondamentale per garantire il ricambio generazionale nel settore e per preservare la ricchezza artistica e culturale del cinema italiano, tradizionalmente fondato su forti personalità autoriali.


5.1 Il bando per la scrittura di sceneggiature

I contributi selettivi per la scrittura di sceneggiature sono destinati a singoli autori o team creativi che intendano sviluppare:

  • Opere cinematografiche originali
  • Serie e miniserie TV
  • Documentari
  • Progetti di animazione o sperimentali

A differenza di altri strumenti, questi contributi sono accessibili anche senza una casa di produzione alle spalle, e possono rappresentare il primo passo verso la realizzazione di un’opera.

Chi può partecipare?

  • Sceneggiatori professionisti, anche esordienti
  • Registi/autori con idee originali
  • Società di produzione (solo se in partnership con autori)

La partecipazione è vincolata alla presentazione di un soggetto originale, una trattazione narrativa (generalmente tra le 10 e le 15 pagine), e una motivazione artistica del progetto. Devono inoltre essere allegati:

  • Curriculum degli autori
  • Lettere di intenti (facoltative ma apprezzate)
  • Dichiarazioni di inedito

5.2 I criteri di valutazione

Le commissioni ministeriali attribuiscono un punteggio ai progetti in base a:

  • Originalità e valore creativo
  • Qualità del linguaggio e della scrittura
  • Fattibilità della messa in scena
  • Coerenza narrativa
  • Curriculum e potenziale artistico degli autori

Le graduatorie vengono pubblicate online e indicano sia i punteggi ottenuti, sia l’importo del contributo assegnato. I finanziamenti vanno da 15.000 a 30.000 euro, a seconda della tipologia del progetto.


5.3 Un’opportunità per il ricambio generazionale

Il sostegno alla scrittura ha un valore che va oltre la dimensione economica: rappresenta un investimento nel futuro narrativo del Paese. In un settore dove spesso la fase di sviluppo viene trascurata per mancanza di fondi, questi contributi permettono agli autori di lavorare con più tempo e rigore, sviluppando progetti più solidi e complessi.

Molti autori oggi affermati hanno esordito grazie a questo tipo di supporto. Tra i casi recenti si può citare la sceneggiatura di C’è ancora domani di Paola Cortellesi, il cui sviluppo è stato inizialmente sostenuto da fondi pubblici alla scrittura.


5.4 I limiti: pochi fondi, molta competizione

Nonostante l’importanza strategica, i contributi alla scrittura sono spesso sottodimensionati rispetto alla domanda. Nella prima sessione 2024, ad esempio, sono arrivate centinaia di proposte, ma solo una frazione minima ha ottenuto un contributo. Questo comporta due problemi:

  1. Scoraggia molti autori emergenti, che vedono i propri progetti respinti senza motivazione specifica.
  2. Favorisce chi ha più esperienza o network consolidati, anche se il bando è teoricamente aperto a tutti.

Una riforma auspicata sarebbe quella di aumentare la dotazione finanziaria di questa linea di intervento, o di istituire un fondo dedicato esclusivamente agli autori under 35, in modo da tutelare maggiormente il ricambio generazionale.


5.5 Verso un sistema più inclusivo?

Alcune Film Commission regionali stanno sperimentando forme innovative di sostegno alla scrittura, come:

  • Residenze artistiche per sceneggiatori (es. Apulia Film House Writers Room)
  • Workshop con tutor e script editor
  • Premi alla scrittura in contesti festivalieri (ad esempio, il Torino Film Lab)

Queste iniziative, pur avendo budget limitati, offrono spazi di formazione e confronto che spesso mancano nel panorama nazionale. Potenziare questo tipo di strumenti potrebbe rappresentare una svolta, soprattutto in un momento storico in cui la domanda di contenuti narrativi è altissima, sia per il cinema che per le piattaforme digitali.

Conclusione: Il cinema come bene culturale e industria

Il dibattito acceso durante la cerimonia dei David di Donatello, le polemiche tra artisti e istituzioni, e le preoccupazioni espresse nella lettera aperta firmata da attori, registi e produttori non sono episodi isolati: sono il sintomo di un settore che, pur dimostrando grande vitalità artistica, si trova oggi a un bivio strutturale e culturale.

Il cinema italiano, nel corso degli ultimi anni, ha saputo rinnovarsi, dialogare con il pubblico, vincere premi internazionali e affrontare temi cruciali. Tuttavia, per continuare a crescere, ha bisogno di politiche pubbliche solide, trasparenti e lungimiranti, capaci di sostenere sia l’industria che l’autorialità, sia le grandi produzioni che i piccoli progetti indipendenti.

La riforma del Tax Credit del 2025 rappresenta un passaggio delicato: potrebbe inaugurare una nuova stagione di responsabilità condivisa tra Stato e imprese, in cui i fondi pubblici non siano solo un aiuto, ma un investimento culturale sostenibile, con ricadute economiche, occupazionali e sociali. Allo stesso tempo, però, è necessario garantire che queste trasformazioni non penalizzino i soggetti più fragili – come autori emergenti, case indipendenti, e lavoratori intermittenti – che spesso sono la linfa più innovativa del settore.

Occorre inoltre migliorare l’accessibilità alle misure, semplificando le piattaforme digitali, accorciando i tempi burocratici, e moltiplicando i canali di ascolto tra Ministero e professionisti. In questo senso, la richiesta contenuta nella lettera dei firmatari di incontrare le associazioni di categoria è non solo legittima, ma necessaria.

In ultima analisi, il cinema non è solo un comparto produttivo: è un bene culturale strategico, che definisce identità, immaginario collettivo e libertà espressiva di un Paese. Garantirne la crescita non significa semplicemente finanziare film, ma difendere la democrazia culturale, il pluralismo delle voci e la dignità del lavoro creativo.

Nel tempo in cui le piattaforme globali standardizzano i gusti e frammentano le narrazioni, un’industria cinematografica nazionale viva, libera e sostenuta dallo Stato non è un lusso: è una scelta di civiltà.

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