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Rivoluzione cinema 4K: addio pellicola?

Come ci stiamo avvicinando ad una nuova definizione di standard video, e proviamo ad immaginare scenari con l’aiuto dei professionisti

Quando si passò all’alta definizione digitale, il nuovo standard eccitò gran parte dei professionisti dell’audiovisivo. La possibilità di avere una qualità video incredibile, unita alla grande rivoluzione commerciale dei sistemi DSLR e del formato Full Frame di alcuni sensori, ad un prezzo notevolmente più basso di una macchina da presa cinematografica, rivoluzionò il mercato per sempre.

Il digitale prese inesorabilmente il sopravvento.

Cinema ultra hd nel salotto di casa

Ora, a circa un decennio di distanza una nuova ridefinizione di standard digitale è già oltre le porte: il 4K. Dall’esplosione dell’anno scorso di proiettori nelle sale, dalla già avvenuta sostenibilità di piattaforme Web digitali, e dalle possibilità offerte dalla tecnologia di ripresa (anche quella a basso costo), l’esplosione è un dato di fatto. L’ultimo passo definitivo sarà, come solitamente accade, la commercializzazione per apparecchiature casalinghe come televisori e schermi, e la trasmissione del segnale televisivo. Sky ad esempio, ha già annunciato che dal 2016 aprirà un canale completamente dedicato al 4K, staremo a vedere.

Il futuro del cinema fuori dal cinema

Il cinema, come detto, da diversi anni ha già adottato la nuova tecnologia, sia in fase di ripresa che in proiezione. A dire tutta la verità si parla già di 6K per il cinema e su Youtube esiste un video in 8K -impossibile da vedere- ma soffermiamoci sul passaggio definitivo dalla pellicola all’alta risoluzione digitale. Da diversi anni gli studios stanno abbandonando la pellicola, convertendo quasi tutte le sale. La Kodak, storica produttrice di pellicola, è in fallimento. Dall’altra parte però ci sono cineasti che continuano a girare in pellicola e a promuovere campagna per la sua salvaguardia. Interessante anche il ritorno di alcuni cineasti a girare in formato 70mm, vera e propria “sberla” di fotogramma sullo schermo cinematografico.

La parola ai professionisti del cinema

Sebbene ritenga che certe battaglie promosse da autori e filmmakers siano davvero nobili ma, come dire, “romantiche”, invece credo fortemente che l’ultima parola ce l’abbiano i direttori della Fotografia, i veri e propri manipolatori dell’aspetto visivo del prodotto filmico.

Per questo motivo segnalo quest’articolo e riassumo di seguito alcuni pareri di direttori della fotografia che si sono cimentati con entrambi i sistemi di ripresa:

Bradford Young (“Selma” girato in pellicola, “A most violent year”, digitale)

Per me il digitale è molto più confortevole, il che in realtà aiuta solo a spingersi un po’ oltre. […] E ovviamente l’approccio è diverso, il tipo di etica e di come ci si avvicina, ma il risultato è praticamente uguale. Mi sento come se con il digitale si potesse essere un po’ più radicali. Questa è solo la mia sensazione. Penso che stia cambiando il modo di lavorare, sai?! Mi sento come se mi avesse dato molta più fiducia per spingermi oltre, e questo è bello. […] È bello sapere di poter avere la testa immersa in altre cose e non doversi preoccupare, cioè ”Verrà sicuramente fuori qualcosa” invece di un “Ci sarà qualche immagine buona?”

Greig Fraser (“Foxcatcher”, pellicola; “The Gambler”, digitale)

È una cosa così personale e non è solo una questione personale tra esseri umani, perché ovviamente si parla di Nolan e Pfister, che girerebbero in pellicola a tutti i costi […] Ho avuto dibattiti con i registi su questo tema, su come si potrebbe credere che la pellicola sia l’unico modo di girare, e quando ho girato qualcosa in digitale, ho avuto una discussione e ho detto: “Beh, su quel progetto il digitale era una soluzione migliore, per questo motivo, e altri motivi”. E non si può essere sempre d’accordo. È capitato di recevere delle telefonate dal laboratorio di sviluppo, del tipo: “Ehi, abbiamo appena dovuto buttare via un rullo del film”. E ho anche ricevuto delle telefonate del tipo, “Questa ripresa è corrotta e quindi non possiamo usarla.” […] Quindi sia la pellicola che il digitale hanno i loro problemi. Non sono sempre sicuri al 100%.

Roger Deakins (“Unbroken” digitale)

Devo dire che mi piace molto di più girare in digitale. […] Con la camera Alexa c’è più risoluzione, francamente, di quanto si potrebbe ottenere sulla pellicola. È molto più facile separare gli sfondi. […] Ci sono così tanti vantaggi. Per esempio, come ho detto prima, non c’era un laboratorio di sviluppo in Australia mentre giravamo. Tutti i laboratori hanno chiuso i battenti. Quindi avremmo dovuto spedire la pellicola dall’altra parte del mondo e non sarebbe stato l’unico problema – capisci, così è stressante. Ci vogliono due o tre giorni poi per avere un rapporto. Questo è stressante.

Robert Elswit (“Nightcrawler” – Lo sciacallo” pellicola/digitale, “Vizio di forma”, pellicola)

Credo siano davvero differenti fra loro, e non credo siano intercambiabili. E ci sono persone per le quali nutro grande rispetto che hanno adottato il digitale e realizzato grandi lavori. Dipende dal film […] Per dire, nessuno usa il digitale come David Fincher o Micheal Mann. I loro lavori sono straordinari. Ma lo erano anche quelli girati in pellicola. Non c’è ombra di dubbio che abbiano trovato il modo migliore per lavorare così. Ci sono sempre stati grandi artisti digitali, e forse un giorno anche Paul [Thomas Anderson, il regista con il quale lavora più spesso n.d.a.] potrebbe farlo – non ci sarebbe niente di male. […] non so cosa riserva il futuro.

Jeff Cronenweth (“Gone Girl- L’amore bugiardo”, digitale)

[…] Ci sono aspetti del digitale che riguardano tutto. E sai che mi piace guardare la cosa come a dire: “yeah la pellicola era magica”. Ci sono cose che accadono e che non puoi prevedere. Amavo l’idea di sentirmi come il professore matto che controllava tutto sul set. Ma a me piace anche non essere svegliato alle 4 di notte dal laboratorio di sviluppo della pellicola, per sapere se devo presentarmi sul set il giorno dopo, o se è meglio di no. […]

Hoyte von Hoytema (“Interstellar”, pellicola/IMAX)

Il dibattito in sé è stupido. […] Tutti possono dire che cosa è buono o sbagliato, in senso tecnico. Ma i motivi per cui i cineasti come Nolan o Tarantino girino in pellicola non hanno niente a che vedere con “meglio” o “peggio”, è solamente una questione di gusto personale. […] Tutta la discussione è inutile, e l’unica cosa che la discussione ha suscitato è che le persone che non sanno nulla iniziano a monopolizzare un solo formato. Un formato sta solo lentamente diventando obsoleto, e sempre meno persone potranno permettersi di scegliere, il che è molto triste, perché penso che la scelta dovrebbe essere disponibile per le persone come Chris o Quentin Tarantino, o Scorsese, o Spielberg o Paul Thomas Anderson, o chicchessia. I loro motivi di girare in pellicola non sono sempre una scelta tecnica.

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